La bipolarità o psicosi maniaco-depressiva è un disturbo complesso da capire ed affrontare non solo per chi ne è affetto ma anche per i familiari e conoscenti, lo racconta l’autrice del blog Mia madre è bipolare.

Perché? Risponde il dott. Matteo Monego: La specificità di questo disturbo è soprattutto l’alternarsi di due fasi distinte che coinvolgono l’umore, il pensiero e il comportamento.

Si hanno momenti maniacali caratterizzati da eccessi di autostima, scarso bisogno di sonno, forte velocità del pensiero, diminuita capacità di attenzione, forte attivazione comportamentale che porta ad attività ludiche fortemente dannose (acquisti compulsivi, comportamenti sessuali non adeguati, investimenti impulsivi, gioco d’azzardo, ecc.).

Difficilmente una persona che si trova in uno stato simile riesce a riconoscere il proprio disturbo e a chiedere aiuto ad uno specialista. A questo stato può seguirne uno depressivo che appare l’opposto di quello maniacale. Il soggetto sperimenta un umore depresso, uno scarso se non nullo interesse per ogni tipo di attività, ridotta attività motoria, sensazione di forte fatica, pensieri negativi e di morte, sentimenti di autosvalutazione e di colpa, ricorrente ideazione suicidaria. E’ durante il momento della depressione che la famiglia o gli amici della persona affetta da bipolarità si allarmano perché sperimentano la frustrazione derivante dalla sensazione di non riuscire a modificare la situazione.

Sconvolgimento degli equilibri familiari

L’equilibrio familiare viene sconvolto e i membri si trovano senza strumenti di fronte alla malattia. Spesso le variazioni di umore della persona malata sono così rapide da lasciare sgomente le persone che le stanno vicino. Molto spesso, all’interno di una famiglia in cui un genitore presenti un disturbo bipolare, a soffrire maggiormente sono i figli: crescere senza una figura genitoriale stabile e dover “gestire” un adulto instabile è un compito che difficilmente si può affrontare senza aiuto. Per un figlio è complicato riconoscere alcuni comportamenti del genitore come sintomi della malattia: al contrario, poiché un genitore, per quanto affetto da un disturbo bipolare, rappresenta sempre un punto di riferimento educativo, accade spesso che i comportamenti contraddittori e imprevedibili vengano recepiti dai figli come “normale” modello della figura adulta a cui tendere.

L’interesse di molti psicologi si è destato sul tema, sui cosiddetti figli dimenticati, quei ragazzi che essendo figli di pazienti psichiatrici spesso non hanno la possibilità di ricevere le cure che meritano perché i genitori non sanno prendersi cura nemmeno di se stessi.

Mia madre è Bipolare

Stefania, del blog Mia madre è Bipolare, racconta questa realtà che spesso non ha voce dando la possibilità ad altri ragazzi che hanno vissuto la sua esperienza di raccontarla e di confrontarsi con essa. Stefania racconta di aver imparato da ragazza a rapportarsi alla malattia, cercando come fanno tutti gli adolescenti informazioni su internet. La difficoltà e insieme la fortuna di Stefania stanno nel fatto che può cercarle in varie lingue perché non esiste nulla in Italiano.Legge storie di altri figli in altri paesi ed altre culture, e finalmente non si sente più sola e si riconosce nelle emozioni degli altri. In quest’ottica crea il blog per riuscire a dare lo stesso spazio di catarsi ad altri ragazzi.

Il forum da la possibilità ai ragazzi dimenticati di raccontarsi ed aiutarsi a vicenda protetti dall’anonimato. E Stefania va anche più in la, si mette in contatto con le associazioni di figli che ci sono all’estero e collabora con l’Associazione Contatto Onlus al progetto DA SEMOLA A RE ARTÙ, che ha l’ambizione di creare il primo programma nazionale che si occupi di prevenzione contrastando la stigma che c’è intorno alla malattia mentale. Educare ad affrontare e riuscire a vincere la paura di parlare della malattia, chiedere aiuto sono i primi obbiettivi che vuole perseguire questo progetto.